Successo per Beethoven in Vermont

Beethoven in Vermont, musical da camera con il Trio Metamorphosi scritto e diretto da Maria Letizia Compatangelo

Fonte Corrierebit.com – Articolo di Bruno Busca

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(Beethoven in Vermont) – Conosciamo bene il Trio Metamorphosi, ossia il violinista Mauro Loguercio, il violoncellista Francesco Pepicelli e il pianista Angelo Pepicelli: i loro Cd dedicati ai Trii di Beethoven sono un vero successo discografico. Non li conoscevamo invece come attori: lo diventano, restando contemporaneamente strumentisti, nella riuscita pièce teatrale vista e ascoltata ieri sera al Teatro Lirico “G.Gaber” di Milano.

Un lavoro pensato e organizzato dalla drammaturga e saggista Maria Letizia Compatangelo, intitolato “Beethoven in Vermont”, in programma al Gaber per la rassegna Musical Square. Un racconto in musica che vede protagonisti tre esuli dalla Germania nazista, arrivati nel Vermont, dove fondano nel 1951 una scuola musicale e il Festival di Marlboro. Si trattava di Adolf Busch, grande violinista, Hermann Busch, cellista e Rudolf Serkin, pianista, il celebre trio che ha segnato la storia dell’interpretazione.

Il lavoro è stato preceduto da un breve concerto del giovane pianista Francesco Spiri che ha suonato l’Arabesque e Papillon di Robert Schumann con delicato ma profondo spessore espressivo. Un valore aggiunto dello spettacolo è certamente la novità di unire musica e recitazione senza che ci sia frammentazione o mancanza d’unità. I protagonisti alternano l’esecuzione di movimenti beethoveniani dei celebri trii per violino, violoncello e pianoforte a dialoghi ottimamente recitati: si assiste a un serrato scambio di idee sulla scelta del programma per il concerto che dovrà essere tenuto al primo Festival di Marlboro. La scelta andrebbe fatta tra Haydn, Mozart, Schubert o anche Ravel, ma cadrà poi sul grande genio di Bonn.

Al termine dello spettacolo il più celebre Trio dell’Arciduca verrà parzialmento eseguito con il movimento più noto, interpretato mirabilmente. La maggiore tensione del dialogo si avverte quando emerge il ricordo della Germania nazista, con la conseguente decisione dei Busch, tedeschi, e di Serkin, ebreo austriaco, di lasciare l’Europa per gli Stati Uniti.

Nell’ottima regia della Compatangelo, autrice anche dei dialoghi, i tre passano dalla staticità di alcune esecuzioni al movimento, sia recitando che suonando, in un armonioso legame tra teatro e musica. Il pubblico che occupava interamente la platea ha saputo apprezzare lo spettacolo, che meritava assolutamente di essere visto e ascoltato.

Applausi fragorosi ai tre protagonisti e alla regista salita sul palcoscenico.



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